Il FASCINO SECOLARE DEGLI ALBERI MONUMENTALI DI CASTAGNO
Il paesaggio agro-forestale del nostro Paese è caratterizzato da meravigliosi ambienti naturali, che si diversificano passando dalla montagna, alla collina e alla pianura. Spesso durante alcune passeggiate si possono ammirare le varietà di habitat in cui si sono adattate numerose specie vegetali e, talvolta, attraversando vecchi castagneti è possibile imbattersi in esemplari di piante monumentali. Sono questi veri e propri “Patriarchi vegetali” che hanno sfidato le insidie del tempo, testimoni della nostra storia, contenitori di tradizioni e culture popolari, protagonisti di fiabe, miti e leggende. Alberi antichissimi, magici e incantati, che hanno assistito e resistito a guerre, incendi, terremoti, devastazioni, malattie, variazioni climatiche e quant’altro, spesso ancora capaci di produrre frutti.
Per Patriarca o Albero Monumentale si intende un soggetto vegetale che possiede almeno uno dei seguenti requisiti:
- Dimensioni: la pianta deve avere dimensioni molto grandi per la specie, oppure maggiori rispetto agli altri individui della stessa specie presenti nell'area esaminata.
- Longevità: in qualche caso piante vecchissime possono non raggiungere dimensioni ragguardevoli, se si riesce a sapere o capire che una pianta è molto longeva, essa va considerata monumentale.
- Rarità: una pianta, o un gruppo di piante, molto rare in un certo territorio, hanno un grande valore biologico.
- Requisiti storici: sono da considerare monumentali tutte le piante legate a un evento storico rilevante e memorabile.
- Requisiti paesaggistici e storico-architettonici (complessi monumentali): interessano tutte le piante che hanno rilievo nel paesaggio e nelle aree importanti sotto il profilo storico e architettonico.
Il castagno e le sue piante monumentali sono in grado di svolgere specifiche funzioni:
- Produttive: - Castagneti da frutto (frutti pregiati per consumo fresco, frutti per la trasformazione) - Castagneti da legno (assortimenti di legname da lavoro, per paleria, per biomasse) - Tutti i castagneti (da frutto, da legno, selve castanili): miele e prodotti del sottobosco, in particolare funghi.
- Protettive: tutti i castagneti sono in grado di contrastare fortemente il degrado del suolo e il dissesto idrogeologico sia direttamente, attraverso un robustissimo apparato radicale, che indirettamente grazie a un sottobosco rigoglioso di tipo erbaceo e arbustivo. · Naturalistiche: il castagneto, benché coltivato, mantiene numerosi elementi di naturalità e biodiversità (sia vegetale che animale) e rappresenta un grande patrimonio ambientale.
- Paesaggistiche: la presenza di castagni e/o castagneti caratterizza fortemente il paesaggio attribuendogli valori estetici importanti. La grande varietà di paesaggi del Castagno può rappresentare per l’Italia una importante risorsa anche per il turismo.
- Ricreative: i castagneti, in particolare quelli coltivati ad alto fusto, oltre alle funzioni produttive e protettive del suolo, possono diventare un ambiente ottimale per attività ricreative quali passeggiate, giochi all’aperto, attività culturali (fotografia, pittura, eventi, ecc.), relax.
- Didattiche: il castagneto, organizzato con percorsi di osservazione ambientale e/o con il supporto di “Guide naturalistiche” può diventare una vera e propria aula didattica all’aperto nella quale si possono fare attività rivolte ai giovani (scuole) e agli adulti.
“I Patriarchi vegetali" costituiscono un patrimonio naturalistico e storico di grande rilievo per il nostro Paese, infatti, sono veri e propri monumenti paesaggistici, la cui longevità è di estrema importanza anche sotto il profilo economico-produttivo (soprattutto Castagni e Olivi), per il rilevante patrimonio genetico di cui sono portatori, avendo attraversato indenni secoli di avversità atmosferiche e cambiamenti climatici. Essi sono giunti fino a noi con un messaggio genetico importantissimo, la biodiversità, valore da non perdere perché questo significherebbe diminuire le nostre possibilità di scelta per il futuro e rendere più precaria la nostra esistenza. Questo patrimonio rischia però oggi di andare perduto a causa dello spopolamento delle campagne e dello stato di incuria in cui versano molti di questi alberi (es. Castagni), a cui si aggiunge la vergognosa pratica di sradicarli ( es. gli Olivi) dal loro ambiente naturale a fini di lucro per abbellire le ville di ricchi signori. In Italia esistono leggi regionali sulla conservazione della biodiversità vegetale e tutela delle risorse genetiche autoctone, ma non esiste ancora una legge nazionale per la valorizzazione, protezione e tutela delle piante monumentali. Necessita pertanto l'attuazione di una normativa nazionale che preveda innanzitutto azioni conoscitive, attraverso il censimento degli alberi monumentali presenti nel Paese e l’istituzione di un Albo nazionale.
Presso il Corpo Forestale dello Stato è istituito l’Inventario degli alberi monumentali, nel quale sono iscritti sia quelli individuati ai sensi delle varie leggi regionali (L.R. Lombardia n. 16 del 16.7.2007; L.R. Puglia n. 14 del 4.6.2007; L.R. Piemonte n. 50 del 3.4.2005; L.R. Molise n. 48 del 6.12.2005; L.R. Trento n. 10 del 15.12.2004; L.R. Veneto n. 20 del 9.8.2002; L.R. Toscana n. 39 del 21.3.2000; L.R. Liguria n. 4 del 22.1.1999; L.R. Basilicata n. 42 del 10.11.1998; L.R. Valle d’Aosta n. 45 del 24.8.1992, L.R. Emilia Romagna n. 2 del 1977, ecc.), sia quelli indicati direttamente dal Corpo Forestale dello Stato, nelle Regioni che non si sono ancora dotate di una legge in materia, d’intesa con queste e sentito il proprietario del terreno dove si trova l’albero. Altri interventi prioritari riguardano azioni di tutela programmate attraverso un piano di salvaguardia e valorizzazione degli alberi monumentali individuati; azioni di promozione dell’immagine degli alberi monumentali a fini turistici, per divulgare il significato della tutela e valorizzazione degli aspetti ambientali, paesaggistici, rurali, storici e sociali del patrimonio degli alberi secolari italiani; sanzioni amministrative, per chi danneggia, abbatte, espianta e commercializza alberi secolari, nonché riconoscimenti e indennizzi per i proprietari che invece mantengono le piante in buono stato vegetativo.
Dimmi quanti anni hai?
Uno dei requisiti fondamentali per annoverare una pianta come monumentale è conoscere la sua età. Esistono due metodi di datazione per gli elementi vegetali, che consentono di attribuire l'età con buona attendibilità. Uno di questi è la dendrocronologia, che si basa sul numero, lo spessore e la densità degli anelli annuali di crescita di alberi secolari o millenari. Negli alberi monumentali si esegue effettuando dei carotaggi a forma di sezione a spicchio, per evitare di ledere la vitalità dell'albero. La datazione radiometrica si basa, invece, sull’impiego di serie radioattive (carbonio, potassio-argo, rubidio-stronzio, piombo) con tassi costanti di decadimento isotopico che fungono da "orologio geologico". Il metodo del radiocarbonio è utile per risolvere problemi cronologici in archeologia, antropologia, oceanografia, pedologia, botanica, climatologia e geologia. Attraverso l’attività metabolica, il livello di carbonio 14 in un organismo vivente si mantiene pari a quello presente nell’atmosfera. Una misura del livello di carbonio consente, quindi, un calcolo dell’età dei resti; tuttavia, il rapido decadimento del carbonio fa sì che l’applicazione di questo metodo sia limitata alla datazione di oggetti di circa 50.000 anni, benché con tecniche moderne e sofisticate sia a volte possibile estendere l’intervallo di tempo a circa 70.000 anni; l’incertezza aumenta con l’età del campione. La datazione di alberi monumentali, rispetto ad altri elementi naturali quali rocce o sedimenti, è spesso un'impresa laboriosa per diverse difficoltà tecniche. Ad esempio il ritmo di crescita della circonferenza diverge notevolmente secondo la struttura del tronco. A parità di ritmo di accrescimento in spessore degli anelli annuali, il minor incremento della circonferenza di un fusto si ottiene con una struttura monocormica a sezione perfettamente circolare. Se, invece, interviene una biforcazione a una distanza ridotta dal suolo, la sezione del tronco al di sotto del piano di biforcazione può risultare ellittica, cosa che si verifica quando il ritmo di crescita della pianta è più sostenuto. Le strutture basali possono complicarsi ulteriormente in seguito a traumi che l’albero subisce naturalmente (stroncature, sbrancature, attacchi patogeni) o a interventi antropici (potature, capitozzature). Questi traumi si ripercuotono sul ritmo di crescita dell’albero, determinando una successione di diverse fasi di crescita. Altri ostacoli si possono incontrare nelle operazioni di carotaggio e conteggio degli anelli annuali di crescita. Gli strumenti comunemente impiegati per prelevare campioni di legno funzionano abbastanza bene fino a 40 cm di profondità. Oltre questa soglia compaiono numerose complicazioni, e in ogni caso risulta praticamente impossibile realizzare dei carotaggi con un normale succhiello di Pressler oltre gli 80 cm di profondità. Le sequenze anulari complete che coprono tutte le fasi di crescita di un albero dovrebbero trovarsi alla base del tronco, ma nella realtà alcuni alberi quali vecchi olivi e castagni presentano ampie cavità che interessano soprattutto le parti basse del tronco. Solo per alberi di medie dimensioni vi è una certa probabilità di riuscire a estrarre una carota con sequenze complete di anelli di crescita. Malgrado queste difficoltà in alcuni casi si riesce a ottenere datazioni abbastanza precise anche con circonferenza del tronco superiore ai 7 metri. Per giungere a questi risultati positivi bisogna trovare alberi idonei, nonché impiegare tecniche di tree-climbing e mezzi speciali per effettuare i prelievi. In alberi di medie dimensioni, vale a dire con circonferenze fino ai 4-5 metri, si riesce talvolta a ottenere precise datazioni impiegando le normali tecniche di estrazione di una carota di legno con un succhiello di Pressler, e procedendo in seguito con il conteggio degli anelli annuali d'accrescimento.